28 settembre 2007
Matrix
Quando al telegiornale parleranno di quello che si è detto in parlamento, e non di quello che hanno detto i politici alla loro uscita.
Quando sul sito della camera e del senato troverò un podcast, anzi un videocast, delle sedute del giorno, magari con trascrizione allegata.
Quando il conflitto di interessi e la sovrapposizione dei poteri saranno considerati reato.
Quando il buon senso sarà superiore alla burocrazia.
Quando i giudici potranno rifiutarsi di considerare le leggi incostituzionali.
Quando la Costituzione verrà letta e spiegata in tutte le aule il primo giorno di scuola.
Quando la legge sarà uguale per tutti.

Mi sveglierò con un mal di testa post-sbronza terribile.
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25 settembre 2007
Birmania libera
Nell'ex Birmania, ora Myanmar, un popolo si sta ribellando al suo regime in maniera pericolosamente pacifica e ordinata, guidato dai monaci buddisti dalle caratteristiche toghe porpora. Le manifestazioni di protesta pacifiche, quando riescono, sono sempre quelle più pericolose, per chi è protestato ovviamente, perché l'unico modo per fermarle è usare la forza, dimostrando il proprio torto. Come se ce ne fosse bisogno per un regime militare che è di fatto al potere nonostante nel 1990 abbia perso pesantemente le elezioni, e che già nel 1988 aveva represso nel sangue una rivolta studentesca. Questa volta però il braccio armato del regime sembra essere più prudente che in passato, temendo, pare, una campagna di protesta niente meno che su Youtube. La forza dell'informazione libera continua a farsi sentire.

In questo ambito le reazioni dei due paesi con più peso nella situazione internazionale, Cina e Stati Uniti, mi lasciano davvero perplesso.

Da un lato i cinesi invitano il regime e la popolazione a gestire la crisi "correttamente"... Correttamente?.. La Cina? Lo stesso paese che ogni anno si macchia del sangue di migliaia di manifestanti, per esempio dei separatisti tibetani, e censura tutti i media (internet incluso, solo dalla rete interna cinese ovviamente) che parlano di questi crimini e che argomentano le cause dei dissidenti? Con la forza di quale reputazione parlano di correttezza nella gestione di una rivolta popolare?

Ma dall'altra parte dell'emisfero non sono da meno. George Walker Texas Ranger Bush minaccia di inasprire le sanzioni nei confronti del regime e di chi lo finanzia, riconfermando la propria autonomina alla carica di Giudice del Mondo, mentre farebbe bene a farsi un esamino di coscienza. Cosa ti spinge, George, a scegliere di deporre questo o quell'altro regime? C'è una lista o un'estrazione casuale ogni 3-4 anni? Chissà perché quegli sporchi inutili Paesi senza un fottuto goccino di petrolio si meritano solo sanzioni, e nemmeno un po' della tua sana democrazia d'importazione.

Articoli:
Corriere.it
DVB in inglese
Reuters.it
Agi.it

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24 settembre 2007
Il tunnel del DRM
Hai appena comprato il tuo nuovo computer con Windows Vista Home e decidi di guardarti un bel DVD mentre lavori (ok, mentre giochi a qualche clone di campo minato), ma ti accorgi che.. non puoi farlo, devi scaricare un codec e seguendo le istruzioni a video arrivi a questa pagina. Ma perché spendere 15 € per un codec per DVD mentre ce ne sono un sacco gratis (che funzionano anche meglio, ma questo può essere soggettivo)? Semplicemente perché quello da 15 € è approvato (oltre che venduto) da Microsoft, anzi, la sparo lì, sono gli altri che sono non approvati. Un modo per recuperare quei 497 milioni che Bill, con l'aiuto dei suoi clienti, deve pagare all'antitrust europeo (sicuramente tutti ubernerds smanettoni di Linux)?

Non voglio indagare troppo nei retroscena, mi basta prendere questo piccolo scocciante fatto come segnale. Il sistema del video digitale sta collassando sullo stesso DRM che aveva spinto i produttori di hardware a investire miliardi di soldi per il lancio di tecnologie apparentemente innovative come HD (alta definizione), DVB (trasmissione video digitale terrestre e satellitare) e gli standard per supporti ottici ad elevata capienza HD-DVD e Blue Ray, tacendo il fatto che sono tecnologie effettivamente blindate. Tecnologie chiuse nella logica miope del "i miei contenuti te li vedi come, quando e se lo dico io" che, salvo un eventuale monopolio della gestione dei contenuti, non porterà affatto più soldi nei portafogli dei gatti e delle volpi (cit.), né certamente favorirà quei pochi artisti che preferiscono fare dell'arte piuttosto che un prodotto commerciale. A questo proposito segnalo Miro: un progetto open-source e free (in entrambi i sensi) per cercare di mantenere il video "aperto".

In un epoca in cui la tecnologia ti dà la possibilità di veicolare un numero enorme di informazioni, in un microsecondo, mettiamo caso ad un aborigeno dalla parte opposta del pianeta (cit.).. ha ancora senso parlare di diritto d'autore allo stesso modo di 50 anni fa? Sono dell'idea che tutta la legislazione sul copyright debba essere rivista, perché la tecnologia ha dato una mano incredibile agli autori nel diffondere e rendere visibile la propria opera, ostacolando non poco il ruolo e il profitto dell'editore. Più dischi scaricati da internet significa meno copie vendute, ma significa anche più gente ai concerti. Più film scaricati significa meno videoteche in attivo, ma più gente al cinema (sembra un paradosso ma è così). Allora cerchiamo di rivedere l'idea del diritto d'autore, evitando che ogni giorno che passa diventi di più un diritto di editore.

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22 settembre 2007
Circo mediatico #2
Ieri notte ho rivisto dopo molto tempo una trasmissione (Secondo Voi) che già in passato mi faceva infervorire per la sua arroganza, questa volta non ho resistito e ho scritto al conduttore:
Caro Paolo Del Debbio,
non so se ti definisci ancora "opinionista" perché era più di un anno che non vedevo la tua trasmissione, fino a stanotte su Italia 1, e non ho fatto caso alla didascalia sovrimpressa. Ti suggerirei comunque di cambiare nome al programma, perché non rispecchia affatto la sua linea editoriale e contenutistica: chiamalo "Secondo me". Al di là delle testimonianze che raccogli tra la gente, il fulcro del programma sta nella tua imperativa e categorica considerazione finale, che solitamente (come nella puntata di oggi 20 settembre, anzi già 21) è una cazzata. Ma questo è un altro discorso, alla fine è normale che il tuo padrone usi il suo burattino come meglio crede, non è per questo che ti scrivo. Ti scrivo perché mi sento offeso dal titolo del programma che attribuisce a "noi" l'opinione tua. Non eri un opinionista? Assumiti le responsabilità della TUA opinione.
In Fede

Dario


Per il momento non ha ancora risposto, io sono qui, non ci spero, ma non mollo.

Tornando sul tema del circo mediatico mi capita giusto giusto a fagiolo una notizia interessante di Gennaro Carotenuto, che mostra come lo stesso fatto (la spy-story tra McLaren e Ferrari in Formula 1) possa essere sfruttato in direzioni opposte al medesimo tempo, nei diversi Stati europei, manipolandone opportunamente l'informazione. Ovviamente sono solo voci ma, conoscendo i protagonisti della vicenda, non mi sembrano così irrealistiche. Stiamo a vedere.

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20 settembre 2007
Circo mediatico
Si legge spesso che la stampa e la tv influenzano la vita delle persone, ok, ma come fanno? Quali sono i meccanismi? E, soprattutto, chi c'è dietro?

Prima di tutto bisogna considerare il fatto che i media di massa sono in ogni caso un prodotto commerciale, la finalità non è l'informazione, ma il profitto. L'informazione passa al livello di servizio offerto all'utente. I giornali sono, in maniera più o meno dichiarata, orientati politicamente e quindi il loro bacino di utenza (i lettori) è abbastanza ristretto e statico. Questo induce la redazione a scrivere esattamente quello che il lettore vuole leggere, se vai contro il tuo lettore lo perdi senza il ricambio di uno nuovo perché il nome della tua testata pregiudica la lettura disinteressata (a livello di massa, ovviamente ci sono le eccezioni). Un altro fattore determinante sono gli inserzionisti. Quando l'informazione si scontra con gli interessi di chi ci mette i soldi il sistema ovviamente non sta in piedi, il famigerato conflitto di interessi in questo caso esiste eccome. Questo è il principio che sta alla base dell'informazione in televisione, dove l'interesse dell'utente viene bellamente scavalcato. L'ascoltatore è totalmente ignorato perché non è tra quelli che pagano, o meglio non è tra quelli che scelgono di pagare e che volendo potrebbero smettere di farlo esercitando così il loro potere decisionale (nel caso del canone RAI).

Ma quali sono le tecniche pratiche con cui, più o meno volontariamente, i media influenzano le persone? Certamente non si possono dare notizie false, si riceverebbe un danno d'immagine immediato, è molto più efficiente agire sul peso dei vari avvenimenti e sulla loro interpretazione. A titolo di esempio prendiamo il tipico italiano medio che guarda molta tv, legge pochi giornali e su internet si guarda al massimo il sito della gazzetta. Dopo mesi ininterrotti di prime pagine sull'ultima trovata del terrorista di turno e speciali dei telegiornali che già vi dedicano metà della loro durata, non si sentirà un po' più insicuro di quello che magari è in realtà? E quando gli sarà proposto di sacrificare un po' della sua libertà e comodità di vita in cambio di una sua maggiore (almeno apparentemente) sicurezza, come risponderà? O nel caso non gli venga chiesto, come reagirà vedendo che effettivamente è stato fatto?

Questo non significa che ci sia un (neanche tanto) misterioso burattinaio a controllare l'informazione di massa, il sistema è così per sua natura, ognuno fa i propri interessi ed è normale che quello dei redattori confluisca pian piano in quello degli editori e a sua volta in quello degli inserzionisti, degli azionisti e degli inserzionisti-azionisti. L'informazione di massa ha un costo, per rientrare nel costo ci vogliono i soldi, e i soldi sono mossi dagli interessi. Tutto qua. Il resto sono solo chiacchere e complottismo.

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18 settembre 2007
No impact man
I problemi ambientali inizialmente erano denunciati da pochi pazzoidi, poi arrivarono gli ambientalisti, movimenti sociali, politici e oggi sono all'ordine del giorno nei governi di tutto il mondo. La risposta del mondo industrializzato è stata quella di trovare un ricavo economico (di breve periodo, sia chiaro che nel lungo e lunghissimo periodo la cosa è implicita) nell'attività di salvaguardia ambientale. Ma nel frattempo negli USA parte un esperimento del tutto singolare chiamato No impact man. Un uomo, Colin Beavan, sta provando a mantenere per un anno con la sua famiglia uno stile di vita a impatto ambientale nullo, il tutto nel centro di Manhattan. Questo significa niente auto né metro né autobus, spesa al mercato biologico e solo prodotti della campagna locale, niente detersivi né, reggetevi forte, carta igienica.

Certamente sviluppo, economia e politica sostenibili non significano tutto questo, non ha senso non prendere la metro, piuttosto bisogna produrre in maniera pulita l'energia che la muove. Siamo di fronte ad un imminente cambio epocale, una cosiddetta rivoluzione energetica è una tappa inevitabile, semplicemente perché il petrolio sta finendo. La domanda da porsi a questo punto è: "Vogliamo finirlo tutto?". A tale proposito mi torna in mente la frase di un mio professore del liceo: «L'età della pietra non è finita perché è finita la pietra»

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17 settembre 2007
Internet è pericolosa
Passi l'ultima pubblicità terrore di non so più che ministero, dove si raccomanda ai genitori di assistere e controllare i propri figli mentre navigano su Internet, perché potrebbe essere pericoloso. Passi la storia di Frattini che per la nostra "sicurezza" voleva censurare parole come "uccidere" su Google. Passi anche il povero Prince che vuole querelare Youtube (mi tornano in mente i bei tempi andati di Metallica vs Napster). Ma questa che ho appena visto a Tg5minuti le supera davvero tutte. Un trentenne cinese è morto dopo 72 ore di una maratona online, probabilmente, dicono i medici, troppo web gli ha causato problemi cardiaci. Ok può darsi, è plausibile, ma credo che chiunque sarebbe morto molto prima durante una maratona di televisione, morto di sonno!

Quindi mi raccomando: non abituate i vostri figli al web o state sicuri che li sorprenderete a costruirsi una bomba in casa mentre scaricano musica e film illegalmente e dopo 72 ore ci rimarrebbero secchi (tra l'altro pare che quelli che si scaricano i film da internet siano anche quelli più propensi ad andare al cinema, dove un'ennesima pubblicità terrore gli fa capire che scaricare un film è peggio che uccidere), e poi rischiereste che imparino a informarsi liberamente e che scoprano cosa c'è oltre la finestra. Parcheggiateli piuttosto davanti al vecchio, sano e fedele tubo catodico, lì saranno al sicuro, protetti da un bollino rosso e al riparo dalla crudeltà del mondo reale.

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16 settembre 2007
Corsa alle banche
In Gran Bretagna i clienti della Northern Rock l'hanno capito prima degli altri e sono corsi in banca a ritirare i propri risparmi. Quello che gli è sfuggito è che quelle stesse loro banconote, una volta che ci sarà stato il crollo bancario, non varranno più un soldo bucato. A questo punto devo sfatare due miti.

Secondo: quando una banca elargisce un mutuo non prende i soldi dai risparmi che i suoi correntisti hanno depositato ma.. li crea. Così, dal nulla e senza troppi meccanismi strampalati, semplicemente li scrive nel conto corrente del mutuatario. Il rapporto tra soldi creati e soldi depositati è ovviamente regolamentato, ma questo meccanismo perverso ha degli effetti collaterali che, guarda caso, stanno saltando fuori proprio in questo periodo. La cosa è abbastanza semplice: mentre il capitale (che dovrà tornare alla banca) è circolante sul mercato ed esiste (nonostante sia stato creato dal nulla) l'interesse (che dovrà tornare anch'esso alla banca) non lo è, e deve essere prodotto. Il problema arriva quando la massa di denaro circolante prestata è troppo elevata rispetto alla massa totale, e quando, per qualche motivo contingente tipo una piccola crisi, la produzione non riesce a coprire l'interesse richiesto dal mutuante. A questo punto la banca inizierà a rivendicare il capitale prestato diventando di fatto "padrona del mondo", ma comunque di un mondo sfasciato, improduttivo e senza più un centesimo in tasca.. bella merda!

Primo: dal 1971, con lo scioglimento degli accordi di Bretton Woods, il dollaro non è più legato alle riserve auree statunitensi. Questo significa che oggi il valore del bigliettone verde (e dell'euro, non si scappa) è pari a quello di un pezzo di carta. Lo dico (lo scrivo) perché c'è un sacco di gente che è ancora convinta del contrario. Boh, sarò utopistico ma credo che la moneta dovrebbe essere legata alla vera ricchezza umana: il lavoro. Se potessi scegliere di riformare l'intera economia monetaria mondiale non avrei dubbi, la baserei sul lavoro del muratore. 1 [any_currency_unit] = 1 h·muratore. Pensateci, un'ora di lavoro di un muratore è una quantità incredibilmente stabile: è automaticamente aggiornata all'inflazione (che a questo punto avrebbe poco senso), è un mestiere diffuso praticamente in tutto il mondo, sarà sempre attuale anche nel futuro più lontano (salvo ipotetici muratori robot) e, salvo grandi espansioni o crisi edilizie, non varia di molto il suo valore nel tempo. Da questa base in poi il mercato farebbe il resto decidendo il valore di ogni prestazione in rapporto a quella del muratore, per esempio sarebbe divertente conoscere lo stipendio dei manager come multipli di muratore.. che mondo fico! ^^

Questa del muratore giuro che mi è venuta in mente mentre scrivevo, se qualche grande pensatore ci è già arrivato in passato io non lo sapevo, e vuol dire che sono un genio.. ok, un genio ignorante :P

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14 settembre 2007
Ryanair a Milano, Alitalia a Roma
Quel "buco nel serbatoio del denaro pubblico" che i governi si ostinano a chiamare "compagnia di bandiera" continua a fare danni, e in maniera molto oracolare vi dico che continuerà a farne fino all'ultimo giorno della sua esistenza. Alitalia è rimasto l'unico posto per il politico di turno dove poter piazzare il figlio dell'amico d'infanzia o la zia rincoglionita dell'amante, tutti ovviamente di Roma. Non mi stupisce quindi che al momento del presunto lancio di Malpensa (qualcuno ricorda lo slogan "Malpensa 2000"?) si siano assunti piloti romani giusto per riempire un pochino gli alberghi lombardi. E non mi stupisce affatto che ora la strategia sia mollare Malpensa col suo 70% di traffico business e tornarsene a Fiumicino per litigarsi gli ultimi avanzi di questa carcassa volante ormai in putrefazione.

Ma a qualcuno non immischiato in questo schifo interessa davvero avere una flag carrier? A me no, ecco perché penso che Alitalia non debba essere "privatizzata" bensì disintegrata, eliminata, cancellata. Mi spiace per i poveri dipendenti che se vorranno farsi assumere da Ryanair mi sa che dovranno trasferirsi a Milano, perché non credo che gli irlandesi siano disposti a spendere milioni di euri in hotel. E questo farebbe anche bene a Milano, importerebbe un po' di sana simpatia e allegrezza romana in una città dove la gente non ti saluta e ha sempre un gelido checcazzovuoi stampato in fronte.

E che dire di Ryanair? Ci ha messo subito una pezza, precisando che non è affatto interessata al nostro carrozzone alato (si vede che la pensano come me), e dice: "lo riempiamo noi il buco a malpensa, ma in cambio smettetela di rovistare nei bagagli e fateci un sconticino.. tu dai una mano ammé, io do una mano atté". Ma voi avete mai comprato un biglietto di Ryanair? Fino al momento di mettere il numero della carta di credito non sai quanto ti costa, ti caricano almeno una ventina di euro in tasse, 14 di assicurazione e poi c'è il grande enigma dei bagagli: Hai dietro qualche valigia? Le valigie pesano, quindi facciamo 6 € al pezzo, e se superi i 15kg totali c'è pure una multa di 8 €/Kg. Ok, allora diciamo che non ho bagagli, siamo a posto così? Assolutamente no! Pensa che culo, non hai bagagli in stiva, quindi non hai bisogno di fare la coda al check-in e te lo fai online o alla macchinetta, quindi diciamo.. 3 € e siamo a posto. Ma perché non me li hai inclusi direttamente nel prezzo?

Comunque, sfoghi a parte, questa faccenda dimostra quanto l'Italia non sia un Paese in grado di gestire le proprie risorse, perché per farlo servono grossi capitali, e non sappiamo gestire nemmeno quelli: i manager europei (giusto per non andare troppo lontano) dentro ad un bel gruzzoletto ci vedono solitamente un buon investimento, quelli italiani ci vedono solo dividendi, e nonostante siano tra i più scarsi d'Europa (sempre per rimanere in casa) sono anche quelli più pagati.

Articoli interessanti:
Eco Diario
Il Sole 24 ore
Autopareri
Il Velino

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11 settembre 2007
Misteri italiani
Se fosse un libro potreste trovarlo nella sezione "filosofia" della vostra libreria sotto casa. Se fosse un film sarebbe ispirato alla storia di un libro, magari di quel libro. Cosa ci faceva quel libro nella sezione "storia contemporanea"? Non avrebbe dovuto stare nella sezione "filosofia"? Il commissario dei carabinieri Ciro Esposito sostiene che probabilmente lo scambio di posto è stato opera di qualche balordo, e questa storia potrebbe anche sembrare plausibile. Ma questo non è un film, e non è nemmeno un libro, questo è un uomo: Carlo Lucarelli, giornalista; e non siamo in una libreria, siamo in uno studio televisivo. "Blu notte - Misteri italiani" è il nome della trasmissione in onda su RAI3, è il 9 settembre del 2007 e quell'uomo è l'autore di uno sconvolgente documentario sui fatti di Genova del Luglio del 2001.

Voglio fare una precisazione: io adoro Lucarelli, amo il suo modo di raccontare le cose e il suo inconfondibile stile e.. sì, se fossi una donna me lo porterei a letto! Ma non è tanto di lui che volevo parlare quanto del fatto che per la prima volta vedo in televisione i fatti di Genova riportati in un certo modo. Finalmente si è fatta chiarezza su chi erano i black block, dove hanno agito e come è stata gestita la loro presenza da parte di chi doveva garantire la sicurezza. Si è fatta chiarezza sulle modalità scelte per mantenere l'ordine pubblico, modalità fallimentari perché una situazione di guerriglia di tipo cileno io non la definirei proprio "ordine pubblico", e si sono fatti i nomi di chi ha disposto tali misure. Che sia cambiato qualcosa nella gestione della pubblica informazione? Un timido segno di libertà di stampa? Non mi sbilancerei così presto, secondo me si tratta di un semplice "cambio della guardia".

Quello che vorrei sottolineare è come ci siano voluti sei anni per poter vedere in televisione documenti, fotografie, filmati e le loro interpretazioni, che su internet erano reperibili praticamente da subito. Può una persona disinformata ravvedersi dopo sei anni? Dopo 74 mesi passati a mescolare mentalmente i no-global con i pacifisti, i manifestanti con i black block, come reagisci sentendo la registrazione di due uomini del servizio d'ordine che salutano la morte di un ragazzo (per carità un teppista, ma comunque un essere umano) come un «1 a 0 per noi»? Il potere della disinformazione a suo tempo è stato forte, sono curioso di sapere quanta gente ha cambiato idea dopo questa puntata di "Blu notte - Misteri italiani".

link utili:
http://www.carlolucarelli.net/

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09 settembre 2007
The V-Day after
Ottimo, non pensavo che televisioni e giornali si sarebbero accorti del V-Day, questo vuol dire che 300 mila firme contano ancora qualcosa, contano forse di più dei capricci di un azionista, e questo mi rincuora. Ma come da titolo questo è il day-after, come ha reagito il mondo politico a questa provocante sfida?

Di Pietro ovviamente non poteva essere più contento, lui questa battaglia la porta avanti da una vita, e ieri mattina è stato anche uno dei primi a firmare... poverino, me la ricordo ancora la sua faccia quando ha scoperto in diretta TV che avevano messo Mastella alla giustizia!
E mentre Prodi glissa con un timido no comment della serie "né carne né e pesce, la mia angoscia non decresce" o "quando avrò voglia io vi risponderò però adesso no, mi tengo gli elettori che ho", quello che ha recepito meglio il messaggio mi sembra Franco Monaco (Ulivo) che cito: «Inutile fare gli schizzinosi. Il successo dell'iniziativa di Grillo È l'ennesimo campanello d'allarme. Fa seguito alla grande fortuna editoriale de "La casta". Guai a mettere la testa sotto la sabbia, deprecando qualunquismo e antipolitica»; e ancora: «Urgono risposte coraggiose in tema di regole e di costume politico. Urge assicurare, nella vita interna dei partiti, legalità, trasparenza, democrazia. È un monito anche per il costituendo Pd». Bravo Franco, ci hai preso in pieno!

Dall'altra sponda del fronte mi fa un po' di tenerezza l'ormai trasandato Senatùr che dice: "Embè? Saranno scemi quelli che li votano. E poi scusate, anche io sono stato condannato, non vorrete mica mettere in discussione la mia autorità". Proprio così caro il mio Umberto, se la gente li (vi) ha votati è perché era disinformata quindi, sì, metto in discussione la tua autorità, tornatene a Pontida.
Ma il centro della scena è occupato dal vero protagonista di questa domenica senza serie A, Pier Ferdinando Casini: «È la più grande delle mistificazioni, una manifestazione di cui dovremmo vergognarci in cui è stato attaccato Marco Biagi che invece andrebbe santificato. Dovrebbero poi vergognarsi quei politici che pur di stare sull'onda del consenso popolare hanno mandato dei messaggi di adesione a Grillo». Parole dure Pierferdy, parole dure! Sarà mica che se passasse quella legge ti ritroveresti il partito decimato? E poi, scusa, abbiamo già tanti problemi con sto Maledetto Papa, non ti ci mettere anche tu, se scopre che vuoi rubargli il monopolio delle santificazioni s'incazza...

Ma appropositodipapa! Avvenire definisce col sostantivo «antipolitica» una raccolta di firme per la discussione di una legge di iniziativa popolare. Non c'è niente da fare i preti come al solito parlano di cose che non gli competono, e dicono un sacco di minchiate. Sarò troppo duro con loro? Ma alla fine gli voglio bene, lo faccio per loro ;)

Ah quasi dimenticavo.. e Silvio? Perché non si è fatto sentire? Qualcuno ha sue notizie? Secondo me ha deciso di ignorare tutto questo inutile trambusto e rimanere della sua idea: Grillo non esiste.

Fonti:
Rainews24
La Stampa
Avvenire (Alice.it)

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06 settembre 2007
Zapping
È la nevrotica frustrazione della mente assopita che sta cercando di svegliarsi e dirti (dirSi) "OOOOH!! È inutile che cerchi, non c'è niente di niente. Contenuti totalmente assenti. HO VOGLIA DI STIMOLI!!!"

Il fenomeno dello zapping è sintomo che c'è una via d'uscita, non sei ancora del tutto ipnotizzato, ti puoi salvare. In caso contrario ti fermeresti a guardare il primo canale che trovi. Ma, come diceva Elio, "senti una forza dentro che neanche tu sai come" che ti fa sentire di dover per forza torvare qualcosa di nondicointelligente-maalmenointeressante.. ma, ovviamente, non lo trovi! E quindi nervosamente scarichi tutta la tua tensione sul povero tasto "P+" del tuo telecomando, finché non vieni investito dall'immancabile effetto neve e allora ritorni a RAI1 e il giro ricomincia, con uno switch rate sempre maggiore per renderti finalmente conto del paradosso mediatico di massa:

essendo un medium (singolare di media), il mezzo (appunto. Tautologia -0.5 punti) che veicola il contenuto, ovvero l'informazione; e definendo massa una fetta molto significativa della popolazione che, per sua natura, è eterogenea ed esprime attraverso i suoi individui la totalità delle culture, delle mentalità e delle opinioni; come fai a trovare un paniere di contenuti che possa massimizzare gli ascolti, ovvero che trovi riscontro negli interessi del maggior numero di persone che, come precedentemente asserito, ha interessi molto diversi?

La logica insiemistica ci risponde molto semplicemente con un bel "fai tendere a zero i contenuti"! Ma a questo punto, e qui sta il paradosso, non avendo più contenuti da veicolare, a cosa serve il medium? Essendo il sistema mass-mediatico (televisione, carta stampata) un sistema di canali simplex (puoi solo ascoltare, nel nostro caso) si può ancora parlare di comunicazione?

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04 settembre 2007
Libertà Democratiche vs. Libera Democrazia
Proprio ieri mentre guidavo ascoltavo distrattamente alla radio i titoli di un telegiornale, anzi di una telerivista a caso tra StudioAperto e il Tg5. Ho detto distrattamente? Sì, ma quella frase l'ho sentita bene: «il leader del Partito Democratico Veltroni».

Leader? Per quanto ne so il Walter può essere considerato leader del Comune di Roma, ma credo che in italiano si dica "sindaco". Partito? Ma se non esiste ancora! Qua di partito c'è solo quello.. "preso". Veltroni leader per Partito Preso, appunto, ma soprattutto.. Democratico? E da dove nasce? Chi ci si riconosce? Demos = popolo, non posso credere di essere l'unico a capire che gli elettori di un partito non sono come gli azionisti di una s.p.a., ti prego se leggi queste righe mandami una mail e dimmi che non sono solo!
L'Italia è, pare, una democrazia. Tutti i partiti dovrebbero essere democratici.

Dall'altra parte il buon vecchio Silvio, non potendo essere da meno in quanto a minchiate, decide di operare anche lui una bella fusione per recuperare il mercato restante (ops, volevo dire elettorato). Ma dato che il marchio più appetibile è già stato registrato dalla concorrenza (hey ora basta, credo sia chiara l'allegoria economica) deve ripiegare su "Partito delle Libertà". Ripetitivo, c'è già la casa, libera come quella del Grande Fratello, ma almeno obbedisce alla regola d'oro della politica italiana: "i partiti con nomi che non centrano una cippa con la propria politica prendono un fottio di voti".
L'Italia è, pare, un paese libero. Tutti i partiti dovrebbero essere rappresentanti delle libertà.

Colpa di Prodi? Colpa di Silvio? Colpa della gente che li vota? Colpa della disinformazione? Non lo so, magari è colpa mia che non sono ancora, nonostante tutto, un complottista, ma ho una riflessione che mi porta a concludere: a quando un unico bel Partito Partitocratico?

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02 settembre 2007
Passando dal Via
Gira voce che Ticketone spa sia diventata in maniera non molto chiara, e con metodi non molto leali, l'effettivo monopolista del mercato della "vendita per conto terzi di biglietti per eventi musicali culturali e sportivi". E gira anche la voce che ovviamente, suo malgrado, abusi non poco di questa posizione dominante.

L'Antitrust però, anzi l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, sostiene che il monopolio non c'è e ha deciso che per quindici anni a partire dal 2001 (quindi ce ne mancano ancora una decina) non muoverà un dito in merito.

Quindi smettiamola di lamentarci, alla fine 5€ di prevendita su un biglietto da 30€ e 12€ per la spedizione mi sembrano un prezzo decisamente concorrenziale... Chi altri fa prezzi migliori? E basta con queste lamentele sul servizio on-line scadente e sui rimborsi gestiti quasi criminosamente... Chi offre un servizio migliore?

L'AGCM sottolinea che questo mercato ha una barriera d'entrata dal costo molto basso, basta soltanto aspettare che decorrano i 15 anni degli accordi di esclusiva, nel frattempo convinciamoci che Ticketone è semplicemente la migliore azienda nel suo settore e che la sua posizione dominante, dato che non c'è nessun trust, è stata determinata dai consumatori. Tutti a vedere Vasco allora.. eeeeeeh

Link utili:
AGCM - provvedimento 10/10/2000
AGCM - provvedimento 14/03/2002
Cercarlo su Google e Non trovarlo

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