20 settembre 2007
Circo mediatico
Si legge spesso che la stampa e la tv influenzano la vita delle persone, ok, ma come fanno? Quali sono i meccanismi? E, soprattutto, chi c'è dietro?

Prima di tutto bisogna considerare il fatto che i media di massa sono in ogni caso un prodotto commerciale, la finalità non è l'informazione, ma il profitto. L'informazione passa al livello di servizio offerto all'utente. I giornali sono, in maniera più o meno dichiarata, orientati politicamente e quindi il loro bacino di utenza (i lettori) è abbastanza ristretto e statico. Questo induce la redazione a scrivere esattamente quello che il lettore vuole leggere, se vai contro il tuo lettore lo perdi senza il ricambio di uno nuovo perché il nome della tua testata pregiudica la lettura disinteressata (a livello di massa, ovviamente ci sono le eccezioni). Un altro fattore determinante sono gli inserzionisti. Quando l'informazione si scontra con gli interessi di chi ci mette i soldi il sistema ovviamente non sta in piedi, il famigerato conflitto di interessi in questo caso esiste eccome. Questo è il principio che sta alla base dell'informazione in televisione, dove l'interesse dell'utente viene bellamente scavalcato. L'ascoltatore è totalmente ignorato perché non è tra quelli che pagano, o meglio non è tra quelli che scelgono di pagare e che volendo potrebbero smettere di farlo esercitando così il loro potere decisionale (nel caso del canone RAI).

Ma quali sono le tecniche pratiche con cui, più o meno volontariamente, i media influenzano le persone? Certamente non si possono dare notizie false, si riceverebbe un danno d'immagine immediato, è molto più efficiente agire sul peso dei vari avvenimenti e sulla loro interpretazione. A titolo di esempio prendiamo il tipico italiano medio che guarda molta tv, legge pochi giornali e su internet si guarda al massimo il sito della gazzetta. Dopo mesi ininterrotti di prime pagine sull'ultima trovata del terrorista di turno e speciali dei telegiornali che già vi dedicano metà della loro durata, non si sentirà un po' più insicuro di quello che magari è in realtà? E quando gli sarà proposto di sacrificare un po' della sua libertà e comodità di vita in cambio di una sua maggiore (almeno apparentemente) sicurezza, come risponderà? O nel caso non gli venga chiesto, come reagirà vedendo che effettivamente è stato fatto?

Questo non significa che ci sia un (neanche tanto) misterioso burattinaio a controllare l'informazione di massa, il sistema è così per sua natura, ognuno fa i propri interessi ed è normale che quello dei redattori confluisca pian piano in quello degli editori e a sua volta in quello degli inserzionisti, degli azionisti e degli inserzionisti-azionisti. L'informazione di massa ha un costo, per rientrare nel costo ci vogliono i soldi, e i soldi sono mossi dagli interessi. Tutto qua. Il resto sono solo chiacchere e complottismo.

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postato da Dario Biño alle 17:33 | Permalink | nessun commento