24 settembre 2007
Il tunnel del DRM
Hai appena comprato il tuo nuovo computer con Windows Vista Home e decidi di guardarti un bel DVD mentre lavori (ok, mentre giochi a qualche clone di campo minato), ma ti accorgi che.. non puoi farlo, devi scaricare un codec e seguendo le istruzioni a video arrivi a questa pagina. Ma perché spendere 15 € per un codec per DVD mentre ce ne sono un sacco gratis (che funzionano anche meglio, ma questo può essere soggettivo)? Semplicemente perché quello da 15 € è approvato (oltre che venduto) da Microsoft, anzi, la sparo lì, sono gli altri che sono non approvati. Un modo per recuperare quei 497 milioni che Bill, con l'aiuto dei suoi clienti, deve pagare all'antitrust europeo (sicuramente tutti ubernerds smanettoni di Linux)?

Non voglio indagare troppo nei retroscena, mi basta prendere questo piccolo scocciante fatto come segnale. Il sistema del video digitale sta collassando sullo stesso DRM che aveva spinto i produttori di hardware a investire miliardi di soldi per il lancio di tecnologie apparentemente innovative come HD (alta definizione), DVB (trasmissione video digitale terrestre e satellitare) e gli standard per supporti ottici ad elevata capienza HD-DVD e Blue Ray, tacendo il fatto che sono tecnologie effettivamente blindate. Tecnologie chiuse nella logica miope del "i miei contenuti te li vedi come, quando e se lo dico io" che, salvo un eventuale monopolio della gestione dei contenuti, non porterà affatto più soldi nei portafogli dei gatti e delle volpi (cit.), né certamente favorirà quei pochi artisti che preferiscono fare dell'arte piuttosto che un prodotto commerciale. A questo proposito segnalo Miro: un progetto open-source e free (in entrambi i sensi) per cercare di mantenere il video "aperto".

In un epoca in cui la tecnologia ti dà la possibilità di veicolare un numero enorme di informazioni, in un microsecondo, mettiamo caso ad un aborigeno dalla parte opposta del pianeta (cit.).. ha ancora senso parlare di diritto d'autore allo stesso modo di 50 anni fa? Sono dell'idea che tutta la legislazione sul copyright debba essere rivista, perché la tecnologia ha dato una mano incredibile agli autori nel diffondere e rendere visibile la propria opera, ostacolando non poco il ruolo e il profitto dell'editore. Più dischi scaricati da internet significa meno copie vendute, ma significa anche più gente ai concerti. Più film scaricati significa meno videoteche in attivo, ma più gente al cinema (sembra un paradosso ma è così). Allora cerchiamo di rivedere l'idea del diritto d'autore, evitando che ogni giorno che passa diventi di più un diritto di editore.

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postato da Dario Biño alle 07:12 | Permalink | nessun commento